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GLI ESPERTI RISPONDONO

Stipendi: aliquote Irpef, nuove detrazioni e «tetti» cambiano la busta paga. Ecco chi ci perde (e perché il ceto medio non ha avuto ancora benefici)

La circolare dell’Agenzia delle Entrate ridisegna l’imposta sul reddito delle persone fisiche: tre aliquote al posto di quattro, detrazioni riviste per i lavoratori dipendenti e nuovi limiti per i benefici familiari. Chi guadagna, chi perde e cosa cambia

Una riforma con ricadute su milioni di italiani

La riforma fiscale comincia a prendere forma concreta. Con la circolare 4/E, pubblicata il 15 aprile dall’Agenzia delle Entrate (qui il link), il fisco italiano entra in una nuova fase, all’insegna della semplificazione e della razionalizzazione. Un intervento tecnico, certo, ma con effetti immediati (non tutti positivi) per milioni di contribuenti. Alcuni vedranno ridurre sensibilmente il carico fiscale, altri — soprattutto famiglie numerose o con redditi più alti — rischiano invece di perdere parte dei benefici. Le novità riguardano l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), che come sappiamo ha cambiato struttura (da quattro a tre scaglioni di reddito, con un ricalcolo delle aliquote), ma anche la stretta sulle detrazioni per i lavoratori dipendenti e sulle agevolazioni familiari.

Aliquote ridotte, ma non per tutti

Dal 2024 l’Irpef si applica secondo tre fasce: 23% fino a 28 mila euro di reddito, 35% da 28 mila a 50 mila euro, e 43% oltre questa soglia. Il nuovo sistema — previsto dalla legge di Bilancio e formalizzato dalla circolare — punta a favorire in particolare i redditi medio-bassi. Secondo le simulazioni pubblicate da vari quotidiani, tra cui il Corriere, i maggiori benefici si concentrano tra i 15 e i 28 mila euro annui, con una riduzione di imposta che può arrivare fino a 260 euro. Chi invece supera i 50 mila euro vedrà invariata l’aliquota massima: ecco perché il ceto medio, per ora, può solo aspettare, in tema di benefici. E perché anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dinanzi alla platea dei commercialisti, ha sottolineato che «Il Fisco deve aiutare e non opprimere e ora serve un sistema più equo per il ceto medio».

Detrazioni riviste per i lavoratori dipendenti

Varia anche il sistema delle detrazioni. La nuova soglia per la detrazione base sul lavoro dipendente sale da 1.880 a 1.955 euro per chi ha redditi fino a 15 mila euro. Ma il meccanismo è più articolato: per evitare che l’incremento della detrazione escluda alcuni contribuenti dal cosiddetto «bonus 100 euro» (il trattamento integrativo), viene previsto un correttivo. In pratica, chi guadagna fino a 20 mila euro riceverà una somma aggiuntiva, calcolata su base annua e proporzionale al reddito, che non concorre alla formazione del reddito stesso.

Famiglia e welfare: nuove restrizioni

Un’altra modifica significativa riguarda le detrazioni per i familiari a carico. A partire dal 2025, queste si applicheranno solo agli ascendenti conviventi (genitori e nonni), escludendo altri familiari come suoceri, fratelli o nuore. Inoltre, le detrazioni non saranno riconosciute ai contribuenti extra-Ue (salvo quelli residenti nello Spazio economico europeo), se i familiari risultano residenti all’estero.
Per quanto riguarda i figli, resta la possibilità di escludere dal reddito di lavoro dipendente le misure di welfare aziendale (come buoni scuola o rimborsi per attività sportive) destinate a figli fiscalmente a carico, anche se di età superiore ai 30 anni, purché senza disabilità accertata e con limiti reddituali rispettati. Per i figli tra i 21 e i 30 anni, invece, la detrazione resta valida, ma solo in presenza di specifici requisiti.

Un riordino che anticipa riforme più ampie

La circolare si inserisce nel più ampio progetto di riforma fiscale varato dal governo Meloni nel 2023. L’obiettivo — come ha dichiarato anche il viceministro all’Economia Maurizio Leo — è quello di costruire un sistema «più equo, efficiente e favorevole alla crescita». La riduzione degli scaglioni è solo il primo passo: nel mirino anche l’Ires (l’Imposta sul reddito delle società) e l’armonizzazione delle tax expenditures. Tuttavia, gli esperti invitano alla cautela. «La semplificazione è utile, ma il rischio è che si creino nuove disuguaglianze», osserva il tributarista Giuseppe Zizzo, intervistato da Repubblica. In particolare, l’esclusione degli extra-Ue dalle detrazioni familiari solleva dubbi di costituzionalità e potrebbe generare contenziosi.

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

CORRIERE DELLA SERA
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