
Intervista a Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Federazione Gilda Unams.
A cura di Mara Passafiume.
Nel febbraio scorso è stato avviato all’Aran il tavolo negoziale per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del personale del comparto Istruzione e Ricerca, relativo al triennio 2022-2024. Ne parliamo con Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale Fgu, che ci spiega come sta andando avanti il negoziato e quali sono gli obiettivi politici della Federazione.
Coordinatore, come procede la trattativa all’Aran per il rinnovo del CCNL del comparto Istruzione e Ricerca?
Procede senza fretta, siamo ancora in fase di discussione delle parti comuni di un contratto complesso, che coinvolge Scuola, Università, Ricerca e Afam. Dagli incontri che finora abbiamo avuto, non sono emerse ancora novità degne di attenzione.
Quali sono gli obiettivi politici che la Gilda-Unams intende portare avanti?
L’obiettivo principale, come sempre sostenuto, è quello retributivo, per tutte le aree; l’equiparazione dei diritti del personale di ruolo e non di ruolo; la valorizzazione della professionalità, riconoscendo le specificità di ogni singola area. Inoltre, richiediamo maggiore chiarezza per quanto riguarda i diritti, quali, ad esempio, la fruizione di permessi retribuiti e le ferie. Abbiamo poi necessità di avere una puntualizzazione su quali sono i diritti del personale part time, oltre a porci l’obiettivo di favorirlo.
Una questione che viene sollevata da molti è quella relativa all’eccessiva ampiezza del comparto Istruzione e Ricerca che, oltre al personale della Scuola, ha al suo interno anche la Ricerca, l’Università e l’Afam. La Gilda chiede da sempre un contratto separato per il personale docente: ci illustra le ragioni di questa richiesta?
Con un contratto complesso e che comprende più aree, viene meno la certezza del diritto, in quanto si crea confusione e le norme non sempre sono chiare. Separare le aree e riconoscere una contrattazione separata per il personale docente e Ata, garantirebbe la valorizzazione di tutte le professionalità.
Altro tema di cui lei ha parlato di recente è l’autonomia scolastica. Ci spiega perché la considera dannosa?
Perché di fatto questa autonomia è diventata spesso anarchia, non è servita a migliorare l’offerta formativa dal punto di vista qualitativo, bensì ha aumentato il progettificio e ha iniziato a trasformare la scuola in azienda. Non ha favorito, inoltre, le relazioni collegiali all’interno della scuola, prova è che i contenziosi sono aumentati negli anni. Cosa peggiore, ha creato forti squilibri territoriali all’interno di stesse aree geografiche omogenee.
Un problema tristemente sempre attuale è quello della violenza contro gli insegnanti: secondo lei, cosa si può e si deve ancora fare per arginare questo terribile fenomeno?
È importante l’iniziativa dell’arresto in flagranza di reato e la tutela da parte dell’istituzione anche nei procedimenti penali e civili ma questo non è sufficiente, non basta reprimere, bisogna anche prevenire, restituendo alla scuola autorevolezza e ricostruendo un patto educativo che metta al centro della crescita sociale e cultuale di questo Stato la scuola. Riteniamo che questo può avvenire solo se si investiranno risorse economiche.
M.P.
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