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GLI ESPERTI RISPONDONO

Valditara batte cassa al Mef per risollevare la scuola e i suoi lavoratori: ho fatto richieste molto precise. Esito subito dalla Legge di Bilancio

C’è molta curiosità su come il Governo deciderà di trattare la Scuola nella prima “vera” Legge di Bilancio prodotta dall’attuale coalizione di Centro-Destra: sull’Istruzione vi sono diversi nodi da sciogliere, la maggior parte dei quali legati alla quantità di soldi che l’esecutivo vorrà investire, soprattutto per il rinnovo del contratto per il quale non si può utilizzare nemmeno un euro dei fondi del Pnrr.

Tra timori e speranze

Il timore degli addetti ai lavori, sindacati in testa, è che il periodo di inflazione generalizzata e la perdurante guerra in Ucraina non possano permettere di investire sulla Scuola. Anzi, c’è chi paventa ulteriori manovre al risparmio, come il mini-dimensionamento della scora ex Finanziaria che ha previsto la cancellazione di almeno 600 scuole autonome in alcuni anni.

E dalla stessaNadef, la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, non sembrano arrivare segnali positivi, tanto che il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha già tenuto a fare sapere che “se il governo ci incontrerà a cose fatte, per raccontarci una manovra già scritta, proporremo a Cisl e Uil di valutare tutte le iniziative di contrasto, compreso lo sciopero”.

C’è da capire cosa verrà accolto

Sulla questione è intervenuto, il 4 ottobre parlando a margine dell’evento di Sky per le celebrazioni di “Sky 20 anni”, anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: tra i tanti argomenti trattati, il numero uno del dicastero bianco ha voluto anche rassicurare tutti: per la scuola, ha dichiarato Valditara, “ho fatto delle richieste al ministero dell’economia, ci confronteremo per le risposte a queste istanze. Vediamo nelle prossime settimane, io ho fatto delle richieste molto precise e ci confronteremo per capire quali di queste richieste possono essere accolte”.

Un doppio messaggio

Dalle parole del Ministro, quindi, sembra trapelare un doppio messaggio: la presa di coscienza che al comparto non possono bastare i soldi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche perché si tratta di fondi a tempo determinato e soprattutto non fruibili per determinate impellenze, come gli stipendi del personale che senza i miliardi necessari rimarranno ancora una volta al palo e con l’ennesimo contratto scaduto da troppo tempo.

Se però, come probabile, le richieste prodotto al Mef dal professore Giuseppe Valditara dovessero portare a poco o nulla, allora già oggi sappiamo con chi dovremo prendercela.

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