
La Camera ha ricevuto il 3 ottobre il Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP), che delinea l’architettura della prossima manovra economica. L’esecutivo punta a stringere i tempi e a portare il disegno di legge in Consiglio dei ministri con alcuni giorni di margine rispetto alla deadline del 20 ottobre, fissando come traguardo il 15 ottobre per la chiusura definitiva del testo.
Deficit al 3%: la strada per uscire dalla procedura europea
Il documento programmatico conferma l’ambizione di ridurre il deficit pubblico al 3% del PIL, soglia che rappresenterebbe un passaggio cruciale per le finanze dello Stato. Raggiungere questo obiettivo permetterebbe all’Italia di chiudere la procedura di infrazione europea con un anno di anticipo rispetto alle previsioni iniziali, migliorando il posizionamento del Paese nei confronti delle istituzioni comunitarie e rafforzando la credibilità della politica di bilancio italiana sui mercati internazionali.
L’accelerazione impressa dal governo alla stesura della Legge di Bilancio 2026 risponde anche alla necessità di allinearsi con i tempi stabiliti da Bruxelles. La strategia prevede di anticipare la trasmissione degli atti fondamentali, guadagnando così margini di manovra nelle successive fasi di negoziazione con la Commissione europea.
Calendario serrato: DDL e Dpb pronti per metà ottobre
Il prossimo Consiglio dei ministri si troverà sul tavolo non solo il disegno di legge di bilancio, ma anche il Documento programmatico di bilancio (Dpb), che dovrà essere inviato tempestivamente a Bruxelles per l’esame delle autorità europee. La tabella di marcia prevede la conclusione dei lavori entro il 15 ottobre, con un anticipo di cinque giorni rispetto alla scadenza formale del 20 ottobre.
L’anticipo sui tempi tecnici consente all’esecutivo di affrontare con maggiore serenità eventuali richieste di chiarimento o modifiche che potrebbero arrivare dalle istituzioni comunitarie, evitando pressioni dell’ultimo momento che potrebbero compromettere l’approvazione definitiva della manovra. La strategia di calendario adottata dal governo mira a garantire un iter parlamentare più fluido e a consolidare il dialogo con Bruxelles su basi solide, in vista degli impegni di riduzione del deficit concordati a livello europeo.
Tassazione al 10% per aumenti contrattuali e lavoro straordinario
Le proposte del Ministero del Lavoro introducono un’aliquota IRPEF ridotta al 10% sugli aumenti retributivi derivanti dai rinnovi di contratto siglati tra il 2026 e il 2028, in sostituzione dell’aliquota ordinaria. La misura si accompagna a un meccanismo di salvaguardia: qualora il contratto collettivo rimanga bloccato oltre 24 mesi dalla scadenza, scatterà un adeguamento automatico all’inflazione IPCA fino al 5% annuo. L’obiettivo dichiarato è accelerare i tempi delle trattative, proteggendo al contempo i lavoratori da stalli prolungati nelle negoziazioni.
Parallelamente, arriva un’agevolazione fiscale anche per le maggiorazioni retributive legate a straordinari, lavoro notturno, festivo e indennità di turno nel settore privato. Le somme aggiuntive, fino a 4.000 euro l’anno, saranno tassate al 10%, mantenendo invariato il carico contributivo. L’intervento si affianca alle agevolazioni già esistenti sui premi di risultato, che salgono da 3.000 a 4.000 euro annui, estendendosi anche ai lavoratori con redditi compresi tra 80.000 e 100.000 euro, che potranno applicare l’aliquota sostitutiva del 10%.
Sul fronte del welfare aziendale, l’esenzione fiscale sui fringe benefit raggiunge i 4.000 euro annui per chi ha figli a carico e i 2.000 euro per gli altri lavoratori. La soglia può raddoppiare per due anni se i benefit rientrano in piani di welfare contrattati, con l’avvertenza che le somme erogate non concorrono al calcolo della pensione, salvo il versamento di contributi volontari.
Previdenza complementare: ritorna il silenzio-assenso sul TFR
Dal 1° aprile al 30 settembre 2026 si riaprirà la finestra del silenzio-assenso sul trattamento di fine rapporto. I lavoratori che non esprimeranno una scelta esplicita vedranno il proprio TFR confluire automaticamente, dal 1° ottobre 2026, nella forma collettiva di previdenza complementare individuata dal contratto collettivo di riferimento. A supporto della decisione, nascerà una piattaforma nazionale dedicata, che offrirà simulazioni personalizzate sulle prestazioni future attese.
Pensioni anticipate: confermati Opzione Donna, Quota 103 e Ape sociale
L’obiettivo del governo è la sterilizzazione dell’aumento di tre mesi dell’età pensionabile, che scatterebbe nel 2027.
Il Ministero del Lavoro, poi, ripropone per il 2026 i tre canali di uscita anticipata dal mondo del lavoro che hanno caratterizzato la normativa degli ultimi anni. Opzione Donna viene prorogata per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2025: 61 anni di età e 35 di contributi, con possibilità di sconto per le madri e condizioni selettive. L’assegno sarà calcolato interamente con il metodo contributivo e la finestra di attesa sarà di 12 o 18 mesi a seconda della categoria di appartenenza.
Quota 103 rimane confermata anche per il 2026, mantenendo i requisiti di 62 anni di età e 41 anni di contributi. L’assegno pensionistico non potrà superare quattro volte il trattamento minimo, con una finestra di attesa di sette mesi per i lavoratori del settore privato e nove per quelli del pubblico impiego. Anche in questo caso, il calcolo avverrà con il sistema contributivo.
L’Ape sociale viene estesa fino a fine 2026, confermando i requisiti attuali: 63 anni e cinque mesi di età, con 30 o 36 anni di contributi a seconda della categoria (disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a lavori gravosi). L’assegno ponte può raggiungere i 1.500 euro lordi mensili e non è cumulabile con redditi da lavoro, salvo attività occasionale entro i 5.000 euro annui.
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