
Le stime sulle pensioni della Ragioneria di Stato e le nuove norme per i dipendenti pubblici, che possono essere trattenuti a lavoro fino a 70 anni
Nel 2040 potrebbe servire un anno in più per andare in pensione, quindi a 68 anni invece che a 67 per quella di vecchiaia. Sono le nuove stime fatte dalla Ragioneria dello Stato per l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, ripristinato dal governo Meloni con la legge di Bilancio 2024. Al momento almeno fino al 2027 non cambierà nulla, tranne che per i dipendenti pubblici considerati “eccellenti”, che secondo la nuova normativa potranno essere trattenuti in servizio fino a 70 anni.
Nei prossimi anni lavoratori in pensione a 68 anni
La Ragioneria generale dello Stato ha diffuso le stime sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario italiano, basate sulla previsione della popolazione Istat con base 2022 e sul “quadro macroeconomico sottostante al Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psbmt) 2025-2029”.
Come riporta Il Sole 24 Ore, stando alle previsioni dell’Istat nel 2070 la speranza di vita arriverà a 85,8 anni per gli uomini e a 89,2 per le donne, con un incremento rispettivamente di 4,7 e 4 anni rispetto al 2023.
Sulla base di questi dati e del sistema di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, la Ragioneria di Stato ha effettuato delle previsioni sull’età pensionabile nei prossimi anni.
Secondo queste stime tra 15 anni, nel 2040, potrebbero servire tredici mensilità in più delle attuali soglie per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata utilizzando i soli contributi versati.
L’adeguamento dei requisiti per la pensione all’aspettativa di vita
Il primo aumento della soglia dell’età pensionabile potrebbe arrivare nel 2027, in base al principio dell’adeguamento dei requisiti all’incremento della speranza di vita.
Un sistema che è stato introdotto nel 2009 dal quarto governo Berlusconi e che era stato bloccato nel 2018 dal primo governo Conte, fino al 2026.
Negli scorsi anni diversi governi hanno introdotto requisiti più flessibili per andare in pensione prima rispetto a quanto previsto dalla Fornero, da “quota 100” a “quota 103”, ma sempre in via temporanea, dato che pesano sulle casse dello Stato.
Con la Legge di Bilancio 2024 il governo Meloni ha rimosso il blocco al sistema di adeguamento, anticipando la scadenza al 31 dicembre 2024.
Dal 1° gennaio 2025 è quindi tornato operativo il sistema di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. Al momento però non cambia nulla, senza altri interventi del governo il primo ritocco all’età pensionabile dovrebbe arrivare nel 2027.
Secondo la Ragioneria dello Stato nel 2027 i requisiti per accedere alla pensione crescerebbero di tre mensilità.
Dipendenti pubblici “eccellenti” al lavoro fino a 70 anni
Cambiano le cose già oggi invece per i dipendenti pubblici, o almeno per un certo numero di loro: con la Manovra 2025 il Governo Meloni ha infatti previsto il pensionamento a 70 anni per i dipendenti considerati “eccellenti“.
Secondo la nuova normativa, i migliori dipendenti della Pubblica amministrazione, valutati da un giudizio sulla performance, potranno essere trattenuti in servizio fino a 70 anni.
Ma solo a patto che l’ente per cui lavorano abbia certificato le esigenze organizzative che lo giustifichi.
Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha spiegato che questa norma è necessaria in questa fase di ricambio generazionale, “dal momento che consente di affiancare ai nuovi assunti il personale che è già in possesso di un adeguato bagaglio esperienziale, che altrimenti rischia di andare perduto”.