Roma, 11 novembre – Dare agli infermieri la possibilità di prescrivere presidi e materiale per medicazioni: il 60% degli italiani è favorevole. I cittadini hanno le idee ben chiare, inoltre, sulla destinazione che dovrebbero avere i fondi in legge di Bilancio. Nel dettaglio, il 52% vorrebbe fossero destinati al rafforzamento del personale sanitario.
Mentre il 30% li investirebbe in macchinari e dotazioni ospedaliere, il 39% punterebbe invece sull’aumento degli stipendi. In quest’ultima porzione, poi, è significativo che più di tutti gli altri siano gli intervistati d’età compresa tra i 18 e i 34 anni (il 53%) a soffermarsi sull’aspetto delle buste paga. Sono alcuni dei risultati emersi dalla survey realizzata dalla Swg per il Nursind. Proprio sul dato dei giovani si concentra l’analisi del segretario nazionale, Andrea Bottega: “Racconta quelle che sono le loro priorità, oggi. Se questo dato viene trasposto su alcune professioni come quella infermieristica, infatti, è spia fedele del problema strutturale della bassa attrattività”.
In generale, secondo Bottega, i numeri del sondaggio mettono in evidenza anche come “i tempi d’attesa delle prestazioni sanitarie siano avvertiti sempre più come un problema serio dalla gente. Non escluderei, inoltre – aggiunge – che pure il giudizio positivo sull’infermiere prescrittore discenda anch’esso dall’urgenza che avvertono gli italiani di snellire le interminabili liste d’attesa, oltre che, naturalmente, da una alta considerazione e fiducia che nutrono nei confronti della categoria”.
Come rivela la ricerca demoscopica, la maggior parte dei cittadini, ben il 68% degli intervistati, dichiara di aver dovuto rinunciare due (36%) o più volte (32%) a prestazioni sanitarie pubbliche. Nell’85% dei casi il motivo è da rintracciare proprio nei tempi d’attesa. C’è poi un 19% di responders che se la prende con il difficile accesso alla struttura sanitaria, oltre a un 14% che lamenta la carenza di strumenti e macchinari diagnostici.
“Non stupisce dunque – conclude Bottega – se quasi la totalità di chi ha dovuto rinunciare a usufruire dei servizi sanitari pubblici si è rivolto a strutture e cliniche private, come rivela la survey. Solo nell’11% casi, infatti, non è successo, mentre l’89% della popolazione lo ha già fatto, soprattutto per visite specialistiche (64%), esami diagnostici (59%) e del sangue (38%)”.
Ufficio stampa Nursind
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