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anno II numero 1 - gennaio / febbraio / marzo 2019

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GLI ESPERTI RISPONDONO

Infermieri come pedine. NurSind Brescia dichiara lo stato di agitazione del personale ASST del Garda

Il segretario territoriale del NurSind Brescia, Alfonso Caruso, dopo ripetute segnalazioni alla Direzione dell’ASST del Garda, senza aver ottenuto risposte soddisfacenti, sulle carenze organizzative e soprattutto, del personale infermieristico, tecnico e sociosanitario, nella giornata del primo giugno 2020, ha dichiarato il primo stato di agitazione della storia del NurSind Brescia.

Il segretario Caruso, mai avrebbe pensato di arrivare ad uno strappo simile, con l’Azienda, poiché da anni, è noto il suo atteggiamento proattivo e collaborativo verso l’Amministrazione di appartenenza.

Sembra, che con l’attuale Direzione, però, qualcosa si sia incrinato, tanto da costringerlo a portare l’Azienda, davanti al Prefetto della provincia di Brescia. Da anni, il segretario Caruso, lamentava ad ogni tavolo di trattativa aziendale, la cronica carenza di personale, con tutte le conseguenze, che ne scaturivano, dall’ aumento dei carichi di lavoro al demansionamento degli infermieri, fino all’ aumento ogni anno del residuo di ferie non godute.

Tutte queste conseguenze, come dei torrenti in piena, sono sfociate in un unico grande alveo, che è stato quello della diminuzione della qualità assistenziale offerta alla cittadinanza.

Come in tutte le guerre, v’ è sempre una scintilla iniziale che le innesca, così è accaduto per la dichiarazione dello stato di agitazione all’ ASST del Garda, dove la scintilla, è scoppiata con la creazione di un reparto di “Polispecialistica” presso il Presidio di Desenzano del Garda.

La mission del nuovo Direttore Generale, Dottor Carmelo Scarcella, è apparsa subito chiara ed inequivocabile agli occhi di tutti:

riorganizzare ad ogni costo l’Azienda del Garda. Allora, sino a quando si tratta di costi strutturali, si sa, quelli li sostiene sempre la Regione Lombardia, direttamente o attraverso qualche forma di Project Financing ma quando si tratta, invece, di costi del personale, alla Regione Lombardia, chissà perché, viene sempre il braccino corto, non mettendo più un euro e chiedendo ai Direttori Generali, di turno, di fare il miracolo della moltiplicazione degli infermieri e di tutto il resto del personale del Comparto.

E’ accaduto, così, che è stato creato un reparto di “Polispecialistica” all’ Ospedale di Desenzano, ad isorisorse, che raggruppa in sé, reparti chirugici specialistici, dove i medici di una specialità non possono essere ricollocati tra le diverse specialità, poiché un oculista non può amputare una gamba ed un ortopedico, viceversa, fare una cataratta, mentre per gli infermieri non vale la stessa regola.  Accade che senza una logica programmazione preventiva e dalla sera alla mattina o addirittura,  durante lo stesso turno , un infermiere,  possa essere spostato dal reprato di Ortopedia a quello di ORL, semmai passando prima per l’ Urologia e perché no, dopo aver fatto anche un salto in Ginecologia, magari facendo anche un’ora di straordinario in Senologia.

Ma siam sicuri, veramente, che un Direttore Generale, abbia poteri messianici, per il solo fatto che prenda 10 volte più di noi e che possa arrogarsi il potere di trattare dei professionisti mentalmente sani come degli schizofrenici? Perché, va bene che l’Infermiere italiano è un infermiere generalista, a differenza dei colleghi anglosassoni ma non va dimenticato, pure, che anche se non prendiamo 15.000 euro al mese ma 1.500 euro, siamo pienamente consapevoli, che per poter lavorare in scienza e coscienza, senza arrecare danno alcuno all’ utenza, abbiamo bisogno di una certa formazione, che ci va data prima e poi richiesta in maniera programmata e non improvvisata. Figuriamoci poi, se oltre a queste difficoltà organizzative, ci si mettono pure quelle organiche, con infermieri che si trovano da soli in reparti da 24 pazienti mentre i colleghi sono in giro con gli oss ad accompagnar pazienti per diagnostiche.

L’emergenza Covid ci ha palesato, purtroppo, l’altra faccia oscura della eccellenza sanitaria lombarda, che si è dimostrata, talmente impreparata all’inizio, da non avere neppure delle semplici mascherine FFP2 da dare al proprio personale sanitario alle prese con pazienti Covid, come da indicazioni INAIL. Dopo questa esperienza poco edificante che ha avuto ed avrà ripercussioni sulla salute di molti di noi, abbiamo capito che la politica saniatria lombarda, a parte la programmazione certa del taglio dei posti letto, vive alla giornata e sulla fantasia dei Direttori Generali, che come dei sarti, cuciono dei vestiti per i propri dipendenti senza farglieli però prima indossar. Una qualsiasi riorganizzazione aziendale, comporta una riorganizzazione della vita lavorativa dei dipendenti, che se per un Direttore Generale sono solo delle semplici “teste”, per noi sono anche persone con dei valori, che valgono di più di chi prende quasi 15.000 euro al mese, avendo dimostrato di rischiare la propria vita e salute con solo un decimo dello stipendio al mese.

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