
Scuola, nuovo disegno di legge. Il ministro dell’Istruzione Valditara annuncia vincoli per i corsi di eduzione sessuale. Chi picchierà un professore sarà arrestato «in flagranza». Cambiano le regole per chi si rende responsabile di atti di bullismo, previste anche «attività di cittadinanza solidale»
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato oggi, al termine del Consiglio dei ministri, il varo di un disegno di legge (ddl) intitolato «disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico».
La norma prevede diverse misure: in particolare una serie di vincoli per le scuole che intendano attivare corsi di educazione affettivo-sessuale, e un inasprimento delle sanzioni per chi si rende responsabile di atti di violenza a scuola, contro i professori o contro i compagni.
I corsi di educazione alla sessualità
Secondo il ddl, per «l’ampliamento dell’offerta formativa sulla sessualità» le scuole avranno bisogno di un «consenso preventivo scritto dei genitori» degli studenti «facendo sapere quale è il materiale didattico, le finalità e le modalità di svolgimento delle attività prodotte».
«L’articolo 30 della Costituzione», ha detto il ministro, spiegando la ragione di questa norma, «stabilisce che spetta ai genitori il diritto dovere di formare i figli».
Le scuole, ha spiegato, dovranno dunque «fornire una attività formativa alternativa se i genitori negano il consenso», e «i soggetti erogatori devono avere requisiti di professionalità scientifica e accademica. Per le elementari i temi della sessualità solo quelli contenuti nei programmi nazionali: biologia, corpo umano, riproduzione, evoluzione biologica, e via dicendo».
Il ritardo dell’Italia sull’educazione sessuale
Come è noto, l’Italia è uno dei pochissimi Paesi europei – insieme a Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia e Lituania – dove l’educazione sessuale non viene insegnata a scuola. Ci sono, è vero, scuole che attivano, di propria iniziativa, attività extra curricolari che vanno in questa direzione, spesso avvalendosi di consulenti esterni, ma nonostante i ripetuti tentativi fin dagli anni 70 di introdurre questo insegnamento come materia obbligatoria, da noi l’educazione sessuale non è mai diventata una materia scolastica.
Se ne era tornato a parlare all’indomani dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ma alla fine il progetto elaborato dal governo è rimasto confinato al pomeriggio. Si tratta di 30 ore di «educazione alle relazioni» che non hanno nulla a che fare con la vera e propria educazione sessuale, essendo incentrate più alla lotta contro la discriminazione e la violenza di genere.
Pene più severe per chi picchia professori o dirigenti
Valditara ha anche annunciato che genitori e studenti (maggiorenni) che dovessero picchiare professori o dirigenti saranno arrestati «in flagranza».
«È previsto l’arresto obbligatorio in flagranza di reato nelle ipotesi di lesioni personali a carico di docenti e dirigenti scolastici», ha detto, precisando che è previsto anche «un aggravio di pene per lesioni al personale scolastico: si passa per le lesioni lievi da 6 mesi a 3 anni attuali a 2 a 5 anni di reclusione. Un insegnante, un educatore, non si tocca».
Nuove norme su bullismo e vandalismo
Da ultimo, cambieranno le norme per chi «compie atteggiamenti aggressivi, bullismo, atti di violenza, danneggiamento di beni pubblici».
«Fino a oggi – ricorda il ministro – la sospensione fino a 15 giorni significava stare a casa, lo studente veniva abbandonato al suo destino, magari era perfino felice perché se ne stava a casa a giocare alla playstation o se ne andava a giocare a pallone. Ora si cambia», ha detto. «Fino a 2 giorni ci sarà più scuola: lo studente va a scuola, deve scrivere su tematiche connesse alla cattiva condotta tenuta, riceverà compiti in più, deve approfondire perché la società giudica errato un comportamento di quel tipo». «Da 3 a 15 giorni scattano obbligatoriamente le attività di cittadinanza solidale. Gli uffici scolastici regionali dovranno individuare gli enti dove svolgere queste attività, come servire alla mensa dei poveri, lavorare in un ospedale o se non si individuano, banalmente, pulire i giardini della scuola».
Il voto in condotta
Il ministro ha anche ribadito che con un voto insufficiente in condotta si verrà bocciati e con il 6 si viene rimandati a settembre.
«Questo significa che non si è ammessi alla classe successiva, sino a quando non si sarà superato un “esame di riparazione”, per usare una terminologia un po’ antica, in cui lo studente dovrà presentare un elaborato critico sui temi valoriali connessi al comportamento tenuto. Sarà quindi ammesso all’anno successivo se passerà questa valutazione».
Come tutti i disegni di legge, quello presentato da Valditara non è immediatamente operativo, e dovrà essere approvato dal Parlamento.
La Lega: «Accolte le nostre proposte». AVS: «Si investe troppo poco su educazione all’affettività»
Immediato il commento della Lega, uno dei partiti che sostiene la maggioranza di centro-destra al governo, che ha rivendicato la paternità delle proposte inserite nel ddl.
«Sono state accolte le proposte della Lega sul consenso informato e sull’arresto obbligatorio in flagranza per chi commette atti di violenza contro gli insegnanti». ha detto il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione e primo firmatario della legge sulle aggressioni a scuola e della «risoluzione anti-ideologia gender a scuola». «Da anni», ha detto, «conduciamo una battaglia decisa contro l'”ideologia gender” e non ci fermeremo».
Tra le prime reazioni politiche contrarie alla scelta del consenso quella di Luana Zanella, capogruppo di AVS alla Camera che ha dichiarato: «Il Ministro Valditara sembra più preoccupato del consenso dei genitori che dei corsi stessi sulla sessualità. Chi li sosterrà? Come vengono formati i formatori? Se poi i corsi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole saranno facoltativi allora evidentemente si vuole investire poco in una attività fondamentale in questo momento storico per contrastare la violenza maschile sui corpi delle donne».
Fortemente critica anche la posizione del Pd che, per bocca di Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del partito dichiara: «Il Paese attraversa un’emergenza culturale ed educativa che richiederebbe più risorse, più docenti, più formazione, classi meno affollate, nuovi luoghi di apprendimento. Il governo, che ricordo non ha messo un euro sull’istruzione ma anzi ha tagliato, sceglie di fare becera propaganda, l’ennesimo provvedimento spot. Il ministro Valditara soffia sul fuoco del conflitto con provvedimenti che provano a nascondere il vuoto in materia di istruzione. Ed alimenta ragionamenti complottisti sull’educazione all’affettività, complicando la vita a chi prova a fare seriamente un lavoro nelle scuole di cui ci sarebbe un enorme bisogno a detta del governo stesso» Manzi sottolinea che la scelta ministeriale «lede e comprime le scelte didattiche dei docenti, producendo un ulteriore, ennesimo, vulnus all’autonomia scolastica e alla libertà di insegnamento costituzionalmente garantita. Sono misure che non aiutano la scuola e il Paese»
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