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GLI ESPERTI RISPONDONO

“I nuovi farmaci anti Covid? Non escludono l’immunizzazione”

Parla il farmacologo Drago: “Non passi il messaggio che siccome esiste una cura ci si può non vaccinare”. La terza dose “sarà per tutti”. E sugli under 12 invita a “non ascoltare fandonie: vaccini sicuri e tollerabili come negli adulti”

di Marta Tartarini

La terza dose sarà per tutti e il vaccino, insieme al distanziamento e all’uso della mascherina, sarà il nostro modo di convivere con il virus. Ne è convinto Filippo Drago, professore di Farmacologia presso l’Università degli studi di Catania e componente dell’Unità di crisi Covid della Società italiana di farmacologia. Intervistato da Nursind Sanità il professore parla delle cure con i nuovi farmaci anti Covid che però, avverte, “non sostituiranno il vaccino perché la prevenzione resta l’arma principale contro la pandemia”. Sull’immunizzazione della fascia di età 5-11 anni Drago invita a non ascoltare “fandonie: nei bambini i vaccini dimostrano sicurezza e tollerabilità identiche rispetto a quelle degli adulti, non c’è alcuna differenza”, assicura.

In questi giorni crescono i contagi in Italia, l’altro ieri il tasso di positività è balzato all’1,9%, in Germania il virus dilaga e in alcuni Paesi dell’est arrivano nuove restrizioni. L’inverno fa paura? 
Nel nostro Paese siamo certamente in una situazione più rassicurante rispetto a quella di altri, e questo avviene grazie ai buoni risultati dell’applicazione del green pass. Nonostante le proteste, questo meccanismo funziona. Devo dire, peraltro, che da noi i no-vax sono una ridotta minoranza. In questi giorni mi sono confrontato con colleghi degli Stati Uniti dove esiste un 25% della popolazione contraria al vaccino.

Ora però per contenere l’avanzata dei positivi si deve accelerare con le terze dosi. Alla fine la faremo tutti?
Certamente sì, non so se nell’immediato potrà riguardare anche i bambini, ma credo che per tutti gli altri si arriverà alla terza dose. Così avremo recepito un sistema che dobbiamo considerare come definitivo, quello della convivenza con il virus. Faremo periodicamente una dose a meno che non arrivi un nuovo vaccino, più potente ed estensivo, e dovremo convivere ancora con le restrizioni che conosciamo, mascherine e distanziamento.

Chi ha fatto la dose unica di Johnson & Johnson ora farà il richiamo con un vaccino diverso. E’ un meccanismo sicuro?
Per l’eterologa non c’è nulla di cui preoccuparsi. Personalmente, ho espresso qualche dubbio sull’introduzione di questa modalità, perché a quel tempo i dati erano veramente pochi. Tuttavia, oggi abbiamo la conferma dell’efficacia di questa modalità di vaccinazione e della sua tollerabilità.

Tra dicembre e gennaio, sempre che l’Ema dia il via libera, si dovrebbe procedere con l’immunizzazione della fascia di età 5-11 anni, che sta sollevando alcune perplessità. Lei la raccomanda?
I bambini vanno vaccinati perché anche loro si ammalano. Abbiamo già dieci vaccini obbligatori per la popolazione in età pediatrica, ne avremo uno in più, non vedo perché no. Alcuni pediatri hanno sollevato dei dubbi sulla tollerabilità e sicurezza in particolare per le ragazze, con possibili effetti sulla fertilità. Ma sono fandonie. I vaccini per i bambini dimostrano sicurezza e tollerabilità identici rispetto a quelle degli adulti, non c’è alcuna differenza.

Veniamo alle cure. Stanno arrivando diversi preparati che combattono il virus. Questo cambierà la lotta alla pandemia?
Ci sono alcuni farmaci in via di registrazione e a breve saranno disponibili. In particolare il molnupiravir si rivolge allo stesso segmento di pazienti per cui si possono usare gli anticorpi, ma con il grande vantaggio che questo si assume per via orale e può quindi essere usato molto più facilmente rispetto all’infusione endovenosa, necessaria per la somministrazione degli anticorpi. Parliamo di pazienti positivi al test, che vengono curati nei primi dieci giorni. Ma dobbiamo evitare un equivoco.

Quale?
Deve essere chiaro che l’arrivo di nuovi farmaci non esclude la vaccinazione: non deve passare il messaggio che siccome esiste una cura allora ci si può non vaccinare. Forse dovremmo valutare anche noi, come avviene in altri Paesi, l’idea per cui chi non si vaccina deve pagarsi le cure in caso di contagio, ma in ogni caso il principio fondamentale della medicina è: ‘meglio prevenire’. E’ più efficace e meno costoso.

In che tempi sarà disponibile questo farmaco e sarà acquistabile in farmacia?
I tempi dipendono dalle procedure di approvazione e di rimborso da parte di Aifa. Se sarà classificato come farmaco di fascia A potrà essere prescritto dal medico di medicina generale e quindi il paziente potrà riceverlo in farmacia. Se invece si deciderà di procedere come per i monoclonali, quindi con una procedura centralizzata e una trattativa con le aziende produttrici affidata al Commissario straordinario, il farmaco dovrà essere prescritto solo dagli specialisti ospedalieri.

Lei cosa ritiene sarebbe meglio?
La trattativa centralizzata velocizzerebbe in prima battuta i tempi, ma renderebbe più complessa la diffusione, perché appunto il farmaco sarebbe distribuito solo nelle strutture sanitarie, e ciò alla fine sarebbe una complicazione. Credo sarebbe preferibile, per una erogazione più veloce, affidarsi ai medici di medicina generale. Sarebbe più semplice e non vedo rischi sull’utilizzo.

Altri farmaci sono in sperimentazione, quali sono i più promettenti?
Ci sono in arrivo nuovi anticorpi monoclonali come il regdanvimab, l’associazione tixagevimab/cilgavimab e nuovi antivirali, oltre al già citato molnupiravir. Devo anche citare alcuni farmaci già in commercio per altre indicazioni, che sono stati recentemente resi disponibili per la terapia anti Covid come anakinra, tocilizumab e baricitnib.

 

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