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GLI ESPERTI RISPONDONO

Da Boccia stop a qualsiasi ipotesi di “passaporto sanitario”: “Va contro la Costituzione”

“Passaporto sanitario? Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono”, così il ministro per gli Affari regionali in audizione alla Camera.

28 MAG – Il passaporto sanitario non è in linea con il dettato costituzionale. Questa la posizione espressa oggi in audizione alla Commissione sul Federalismo fiscale alla Camera dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.

“Passaporto sanitario? Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono”, ha detto il ministro in riferimento alle richieste di attestati di negatività da parte di alcune regioni quali strumenti per selezionare e controllare gli ingressi una volta riaperti i “confini” intra regionali.

“Nei prossimi giorni con l’ultimo click che riporterà il Paese a muoversi ci dovrà essere anche quello del buonsenso. Se tutte le regioni ripartono senza distinzioni sul profilo dei cittadini di ogni regione – ha aggiunto ancora il ministro – la distinzione tra cittadini di una città rispetto all’altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo. Diverso è prevedere una fase di quarantena, ma non siamo in quella condizione. E anche in quel caso ci vuole un accordo tra le parti”.

E poi il ministro ha detto la sua anche sul sistema di monitoraggio ideato dal ministero della Salute per misurare gli andamenti dell’epidemia: “Il sistema di monitoraggio funziona bene, è stato condiviso con tutte le Regioni, ogni settimana ci dà il termometro della pandemia, non è un giudizio, una pagella, non ci sono dei voti, è il tentativo di accendere luci se c’è un piccolo focolaio e se la resilienza della sanità non è piena”.

“Il monitoraggio comprende 21 indicatori diversi che compongono un algoritmo condiviso da tecnici del ministero e delle Regioni”, ha aggiunto, dicendosi dispiaciuto “per la polemica con l’Umbria, che poi è uscita (dalla fascia di attenzione). La valutazione non deve incidere sulla ripartenza delle regioni, che è già avvenuta e continuerà la prossima settimana per riprenderci tutto il nostro Paese”.

“I dati arriveranno al ministero della Salute entro domani e si faranno valutazioni in maniera rigorosa, laica, partendo dal presupposto che la protezione della salute e della vita è la priorità assoluta e la difesa e il rilancio dell’economia e dei posti di lavoro è la priorità delle priorità”, ha infine chiarito il ministro.
Le reazioni non si sono fatte attendere.  “Dal ministro Boccia non ci saremmo aspettati l’inutile litania neocentralista che vuole riaffermare una supremazia prepotente dello Stato rispetto alle Regioni nell’architettura della Repubblica come definita da novellato titolo V”, ha detto il presidente della Sardegna Christian Solinas tra coloro che hanno prorposto una sorta di passaporto sanitario.

“Dal ministro ci saremmo aspettati, a pochi giorni dal 3 giugno, una proposta di soluzione chiara sulle riaperture tra Regioni”, ha aggiunto.

“Spero che si possa viaggiare dal 3 giugno. Ormai ci sono le condizioni epidemiologiche e la situazione sanitaria è tranquilla, io tifo perché tutte le regioni possano aprire e ci sia libera circolazione”. ha sottolineato invece il presidente del Veneto Luca Zaia intervenuto in una trasmissione televisiva questa mattina.  “E’ difficile immaginare – ha detto – che il virus si fermi a Sirmione e non vada a Peschiera, che è il nostro confine con la Lombardia. Penso che sia ragionevole pensare che si debba aprire tutti, nel rispetto delle linee guida, nel rispetto degli indicatori che ci verranno dati dall’Iss. La responsabilità prima di tutto”.

Per il presidente della Liguria Giovanni Toti, “i dati del Ministero della Salute mostrano un trend positivo in Liguria per tutti gli indicatori dell’epidemia di coronavirus. È il risultato del monitoraggio della fase 2. L’R(t), l’indice di contagio, è compreso tra 0,41 e 0,58, ben al di sotto della soglia di allarme”. “I dati del Ministero ci dicono che per tutti gli indicatori non ci sono allarmi. Sono ottimi gli indicatori che valutano la qualità del monitoraggio, la circolazione e la pressione sul sistema sanitario regionale. Questi sono i fatti. Agli altri lasciamo l’allarmismo, il terrorismo, le gufate e il tifo politico che acceca a tal punto da sperare che le cose vadano male”.

28 maggio 2020
© Riproduzione riservata

FONTE: QUOTIDIANO SANITA’ (LINK: http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=85699);

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