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GLI ESPERTI RISPONDONO

Chi può andare in pensione nel 2024 con Quota 103, le istruzioni dell’Inps su requisiti e importi

Nel 2024 si può andare in pensione anticipata con Quota 103, ma bisogna tenere a mente i requisiti – 62 anni di età e 41 di contributi -, le limitazioni all’importo e le altre caratteristiche di questo nuovo tipo di pensionamento. Perciò, l’Inps ha pubblicato delle istruzioni pratiche con le indicazioni più importanti.

Nel 2024, l’accesso alla pensione anticipata segue i criteri della cosiddetta Quota 103, più propriamente chiamata pensione anticipata flessibile. Questa fa sì che possa lasciare il lavoro in anticipo chi ha raggiunto almeno 62 anni di età e ha almeno 41 anni di contributi versati (valgono anche gli anni di contributi accreditati, ad esempio tramite il riscatto della laurea).

Ci sono però molte altre considerazioni da tenere a mente, al di là di questi due requisiti: l’importo della pensione, ad esempio, può essere di massimo quattro volte la pensione minima Inps, quindi 2.3944,44 euro lordi; in più, alcune categorie di lavoratori non possono ottenere Quota 103. Per questo, l’Inps ha diffuso una apposita circolare che di fatto contiene le istruzioni per andare in pensione anticipata, per chi lo desidera e rispetta i requisiti. Ecco le indicazioni dell’istituto.

Quanto conviene Quota 103: gli importi della pensione anticipata

Innanzitutto, ci sono diversi limiti per chi sceglie Quota 103, e uno di questi è il metodo usato per calcolare l’assegno. Si applica il sistema contributivo, cioè la pensione è calcolata sulla quantità di contributi versati, e non quello retributivo, che invece assegnava un importo in base agli ultimi stipendi ricevuti, e quindi portava a una pensione più alta.

Per di più, l’assegno erogato con Quota 103 può essere al massimo pari a quattro volte la pensione minima Inps, ovvero nel 2024 può valere al massimo 2.3944,44 euro lordi. Questo tetto resta valido fino a quando non si raggiunge la ‘vera’ pensione, quella di vecchiaia, che scatta sempre con il raggiungimento dei 67 anni di età.

Chi non può andare in pensione con Quota 103

Come detto, ci sono anche alcune categorie di lavoratori che non possono accedere al regime di Quota 103, perché si trovano in situazioni lavorative particolari. Si tratta, in particolare, del “personale appartenente alle Forze armate, il personale delle Forze di polizia e di polizia penitenziaria, il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e il personale della Guardia di finanza”. Allo stesso modo, non può ottenere Quota 103 chi è stato iscritto a una forma di assicurazione obbligatoria diversa per un certo periodo e sta già riscuotendo una pensione Inps per quella assicurazione.

Quanto bisogna aspettare per avere il primo assegno

Chi raggiunge i requisiti per la Quota 103 può fare domanda all’Inps immediatamente per ottenere la pensione, ma i pagamenti non arriveranno dal mese successivo. Anzi, con la legge di bilancio per il 2024 il governo Meloni ha allungato le ‘finestre’ di attesa necessarie. L’Inps, quindi, ricorda che il trattamento pensionistico potrà arrivare:

  • sette mesi dopo che si sono maturati i requisiti, per i dipendenti del settore privato e per i lavoratori autonomi. Perciò nessuno potrà ricevere un assegno prima dell’agosto 2024 (per chi rientra nella Gestione esclusiva dell’assicurazione generale obbligatoria), o anche di settembre (per chi rientra in una gestione diversa), e in molti casi sarà necessario aspettare oltre.
  • nove mesi dopo che si sono maturati i requisiti, per i dipendenti pubblici. In questo caso quindi l’assegno potrà arrivare al più presto a ottobre (per chi è nella Gestione esclusiva) o a novembre (per gli altri). Ma a seconda di quanto si raggiungono i requisiti il primo assegno potrebbe arrivare anche nel 2025: basta maturare i requisiti da aprile 2024 in poi.

Qual è l’incentivo per non andare in pensione anticipata

È ancora attivo l’incentivo per non scegliere Quota 103 e restare al lavoro, per i dipendenti. Infatti, chi raggiunge i requisiti necessari ma sceglie di continuare a lavorare può anche rinunciare a versare i contributi all’Inps in busta paga. Questo sostanzialmente significherà che lo stipendio sarà più alto, perché i contributi saranno inseriti nella busta paga invece di essere pagati all’Inps. Di conseguenza, però, bisogna tenere a mente che questo significa che ci saranno meno contributi versati, e quindi quando si andrà davvero in pensione l’assegno risulterà un po’ più basso.

Anche per dare il via all’esonero contributivo, ovvero per l’aumento in busta paga perché non si versano più i contributi, bisogna aspettare. E la ‘finestra’ è la stessa del pagamento della pensione. I dipendenti privati dovranno quindi aspettare per sette mesi da quando raggiungono i requisiti prima di vedere un rialzo nello stipendio, mentre per i dipendenti pubblici l’attesa sarà di nove mesi.

A cura di Luca Pons

FONTE: FANPAGE
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