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GLI ESPERTI RISPONDONO

Enti pubblici vietati ai giovani Solo il 2% ha meno di 30 anni

Nella Pa i dipendenti under 35 sono il 6,8%. L’età media supera i 50 anni. Impossibile modernizzare la burocrazia

Roma – È una fotografia decisamente ingiallita quella del dipendente pubblico italiano.

L’età media dei lavoratori del comparto risulta, infatti, essere sempre più alta, la sostituzione con forze fresche appare un’utopia, la familiarità con le nuove tecnologie non risulta un fattore naturale ma deve arrivare attraverso l’aggiornamento e la formazione. Certo non tutto può essere letto attraverso la lente del semplice fattore anagrafico. Non mancano i dipendenti pubblici magari non più giovanissimi che si tengono assolutamente al passo con i tempi e sono in grado di dare lezioni di informatica ai venti-trentenni. Ma è anche vero che parlando con chi lavora nelle strutture dello Stato spesso si incappa in lavoratori che per una semplice determina dirigenziale fanno decine se non centinaia di copie invece di ricorrere all’uso della posta elettronica.

I dati sono effettivamente impietosi. L’età media nella Pa ha sfondato il tetto dei 50 anni già da qualche tempo. E la tendenza all’invecchiamento si è consolidata ulteriormente a causa del blocco del turn over. Secondo quanto emerge dall’aggiornamento al 2015, appena pubblicato dall’Aran, l’Agenzia che si occupa di pubblico impiego, gli under 30 che lavorano nella Pubblica Amministrazione sono ridotti a una fetta davvero minuscola del 2,7%. E alzando l’asticella agli under 35 si progredisce di poco (6,8%). Sul totale di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, quelli tra i 18 e i 29 anni si fermano a quota 81.746, che diventano 205.333 ponendo come limite i 34 anni. Insomma i giovani sono davvero merce rara.

Guardando al personale con contratti a tempo indeterminato si nota come, tranne le forze dell’ordine (41,4), l’età media sfori quota 50 in molte categorie: medici (53,1), dirigenti (54,4), docenti della scuola (51,2), professori e ricercatori universitari (53,2). I confronti anno su anno potrebbero risentire di un lieve cambiamento della platea di riferimento, ma allargando lo sguardo agli ultimi 15 anni, dal 2001 al 2015, dai dati emerge il rapido invecchiamento dei lavoratori della Pa. L’età media è passata da 44,2 anni a 50,4 nel complesso: i dipendenti di Regioni e Comuni hanno preso 6,8 anni, quelli della sanità 4,9, le forze armate 5,4, i corpi di polizia 9,5, i ministeri 8,1, la scuola 4,5. E secondo alcuni studi nel 2019, quasi un dipendente su tre avrà più di 60 anni.

Per avere un’idea di quello che avviene in due grandi paesi europei, gli under 35 sono circa il 25% nel Regno Unito e il 27% in Francia. In Italia, peraltro, sono praticamente assenti gli impiegati con meno di 25 anni, ossia quelli assunti direttamente dall’università (sono meno dell’1% e quasi tutti seguono la carriera militare). È chiaro, comunque, che in termini pratici di fronte alle ristrettezze del nostro bilancio e alla pressione del debito pubblico non è facile sollecitare il rinnovamento anagrafico della Pa e il rilancio di un settore chiamato a sostenere la ripresa del paese invece di appesantirla con una burocrazia difensiva

http://www.ilgiornale.it/news/politica/enti-pubblici-vietati-ai-giovani-solo-2-ha-meno-30-anni-1379431.html

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